Orlando Furioso, Canto XI ottava 65-66
Era il bel viso suo quale esser suole,
Da primavera alcuna volta il cielo,
Quando la pioggia cade e a un tempo il sole,
Si sgombra intorno il nubiloso velo.
E come il rosignuol dolci carole,
Mena nei rami alor del verde stelo,
Così alle belle lagrime le piume,
Si bagna Amore e gode al chiaro lume.
E ne la face de’begli occhi accende,
L’aurato strale e nel ruscello ammorza,
Che tra vermigli e bianchi fiori scende.
E temprato che l’ha tira di forza,
Contra il garzon che né scudo difende,
Né maglia doppia né ferrigna scorza.
Che mentre sta a mirar gli occhi e le chiome,
Si sente il cor ferito e non sa come.
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