Aria
Pinagerò sin ch’avrò vita, del mio sol l’anima estinta di due luci il bel splendor, il bel spendor. Se perduto ho il caro bene, pur respiro in tante pene, non m’uccide il fier dolor.
Recitativo
Ingiustissimi Numi, ingrate stelle, che aumentate il mio duolo e il mio martire, qualche raggio pietoso in voi si svegli.
Dileguate il mio pianto, toglietemi alle pene, e con funesta sorte uccidete il mio Cor, datemi morte;
La grandezza di Dario, il merto eccelso, L’animo prode invitto, e generoso non si muove alle glorie, e alle prodezze non invidia il valore d’Alessandro il possente, il vincitore.
Ma oh Dio, che al suon funesto di tai lugubri accenti, togliendomi il destin l’amata sposa, perdo l’alma, il vigor. Se mesto esangue nel suo proprio dolor, misere Langue.
Aria
Ombra dell’Idol mio, riedi al tuo sposo, oh Dio,
Se m’agita nel petto di pianto un rio dolor.
Deh moviti a pietà di si rea crudeltà,
M’esanima il tormento e mi divora il Cor.
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